I dispositivi IoT producono dati in enormi quantità dando un forte contributo alla crescita dei Big Data. Trarre profitto di tutte queste informazioni non strutturate, eterogenee, disgregate e provenienti da fonti diverse non è cosa semplice. Fra le varie metodologie di analisi, l’intelligenza artificiale ha ed avrà un ruolo particolarmente importante. Un problema che emerge, oltre al come, è dove elaborare i dati e come fornirli di una descrizione facilmente interpretabile. Sembra sempre più difficile e non conveniente una elaborazione completamente centralizzata. Il dispositivo IoT, poco si presta alla elaborazione del dato raccolto perché è sovente un dispositivo di costo ridotto (requisito indispensabile ad un mercato consumer), con potenza di elaborazione dedicata quasi esclusivamente allo specifico scopo e con una disponibilità energetica spesso limitata. Si pensi ad apparti alimentati a pile. Da queste considerazioni, nasce la necessità di elaborazioni periferiche, prossime ai dispositivi. Si parla, perciò, di edge, fog e cloud computing.
Si tratta di una suddivisione gerarchica della comunicazione e della elaborazione del dato fino alla raccolta della parte più significativa e scremata dai dati non significativi. Una descrizione standardizzata del dato (ma anche gli standard si stanno moltiplicando) favorisce il suo utilizzo attraverso meccanismi che consento di capire il tipo di informazione raccolta.
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