Dal vecchio sito della sezione ARI di Parma, quello che fu, riporto questa mia considerazione, che ancora mi sembra attuale.
Quali sono gli scopi dell'ARI?
Inviato da i4nkf il Mar, 07/12/2010 - 17:42
In questi giorni mi sono trovato a riflettere sugli scopi sociali della nostra associazione: l'ARI.
Per aiutarmi, la prima fonte consultata è stata lo statuto. Sorpresa, sul sito nazionale lo statuto non c'è perché, come si legge sul sito: “In attesa di aggiornamenti la visione dello statuto e momentaneamente sospesa” http://www.ari.it/index.php?option=com_content&view=article&id=149&Itemi.... Ciò nonostante noi (ARI) abbiamo uno statuto, può piacere o non, ma perché non pubblicarlo? Pazienza, recupero una copia cartacea che ho .Nell'articolo 3 trovo indicati vari scopi, dalla promozione di studi scientifici, all'assistenza ai soci e ai radioamatori, al collegamento con le pubbliche amministrazioni.
Strano è, e non me ne ero accorto prima, che non c'è una voce che riguarda l’ampia diffusione della cultura della radio e dei relativi aspetti sociali, tecnologici e culturali.
Ci trovo la promozione di studi e il supporto ai radioamatori, tutti ambiti che non divulgano la radio, ma cercano di consolidarla fra gli 'addetti ai lavori'.
Per diffusione io intendo promuovere le nostra attività e i nostri interessi al pubblico, dai più giovani ai più anziani, nel modo più ampio possibile e senza discriminazioni di sorta.
Del resto è quello che si fa quando ci si rivolge alle scuole, con la speranza di trovare nuove leve, ma di certo bisogna trovare il modo di interessare il grande pubblico, ma non per magnificare le nostre imprese o spettacolari collegamenti, ma per interessarlo (o almeno provare) ed avvicinarlo al nostro hobby.
Purtroppo la tecnologia, impostata come bene di consumo, non ci aiuta. La radio e le sue applicazioni permeano quasi tutti gli apparati di uso quotidiano, dalla play station al cellulare, ma pochi(ssimi) sembrano rendersi conto che senza l'invenzione di Marconi, moltissime applicazioni non sarebbero state possibili.
Insomma uno scopo, ritengo, dovrebbe essere quello di arrivare a tutti, con l'intento, che spesso mi sembra una utopia, di raccogliere persone interessate alla nostra attività e non semplicemente alla nostra associazione. Poi, mi sembra evidente, che se cresce l'interesse per la radio possono crescere i radioamatori e gli iscritti all'ARI.
Con queste riflessioni mi chiedo come fare. L'ARI di Parma da un po' di anni ha intensificato le attività con le scuole scendendo fino alle classi elementari perché, è mia convinzione, da piccoli la curiosità non è ancora annebbiata, come quella de i ragazzi più grandi, tutti spinti ad usare in modo acritico strumenti che si misurano solo in numero di pixel e Mbyte, senza capire cosa significano i numeri che si trovano sulle riviste (che mascherano promozioni commerciali con pseudo articoli tecnici). Forse i più piccoli possono essere convinti a non essere solo consumatori, e i più grandi possono essere guidati a dare un diverso valore nei confronti alla tecnologia. Personalmente, amo definirmi un tecnico non un tecnologico: sarà una mia fissazione!?Oltre alla scuola ci devono essere altri obiettivi. Presentazione al pubblico, come è stato fatto alcuni anni fa in piazza a Parma, incontri per spiegare le cose, in modo semplice e divulgativo. Alcune cose già fatte negli anni, andrebbero riproposte.
Altra occasione è la Protezione Civile ed è da qui che è partita la mia riflessione. La Protezione Civile ha una grossa presenza, almeno a Parma, presso scuole, giovani e persone di ogni genere. Un po' per la sensibilità nei confronti del volontariato della PC, che aiuta nei momenti di maggior bisogno, o forse perché qualcuno ha capito la necessità di esserci (e non chiusi in solaio a fare CQ).
Nella mia esperienza passata in protezione civile ho sempre cercato l'occasione di parlare prima di Radio, poi di radioamatori e infine di ARI. Il percorso mi è sempre sembrato il più logico. Come si fa a far parte dell'ARI senza capire ed apprezzare la radio? Ho anche visto diversi volontari avvicinarsi alla radio e diventare soci ARI.
Però, recentemente mi sono sentito dire che quello che faccio in protezione civile (poco a dire il vero) porta via risorse all'ARI, manco fossi stipendiato dall’ARI. Io sono convinto, invece, che l'ARI, a Parma almeno, ha preso, dalla protezione civile, molto di più di quello che ha dato.
Mi permetto quindi di pubblicare queste note per chiedere, a chi mi vuol leggere, un parere in merito e suggerimenti su come raggiungere e divulgare i nostri interessi al pubblico, nel modo più ampio possibile.
La diffusione ritengo sia l'unica possibilità di svecchiarci, uscire dal solaio, non essere presi per disturbatori della televisione (TVI), insomma non essere confusi con nostalgici un po’ originali: dei matti.
Suggerirei anche una modifica al nostro statuto (anche questa una cosa impossibile, ma ci provo) con l'aggiunta di uno scopo più ampio per la diffusione della Radio.
73,
Fabrizio, I4NKF
Commenti
ancora attuale
Anche questo scritto è ancora attuale. Peccato che non ci sia peggior sordo di chi non vuol sentire...ma al punto cui siamo arrivati, penso che certi personaggi proprio "non ci arrivano".
Vittorio ik4cie
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personal signature: La potenza logora chi non ce l'ha.
Dall' ARI una risposta che non c'è.
Ciao Fabrizio,
un esame critico e lucido il tuo sulla realtà ARI a tutti i livelli (nazionale, regionale e locale) che conferma ancora una volta l'incapacità "imprenditoriale" dei dirigenti (irr)responsabili della attuale situazione in cui versa l'associazione.
Ritengo che se non verrà cambiato il metodo di gestione dei rapporti tra i vari livelli introducendo dirigenti responsabili e seri che sappiano far rispettare lo Statuto ed i Regolamenti, l'Associazione vivrà sempre nel caos e nell'ombra nei confronti delle istituzioni statali.
Ti ringrazio della ottima tua esposizione.
Cordiali 73
Ercole i4ers
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