Come é noto le elezioni del comitato direttivo nazionale della nostra associazione (ARI) sono alle porte. Pochi i candidati, ancor meno sono i programmi, per cui è impossibile farsi una idea della direzione che prenderà il nostro sodalizio.
Speriamo almeno che la situazione non peggiori. E scusate il pessimismo.
Ci sono diversi temi che ritengo importanti, fra questi la questione ARI_RE. Sono stati fatti diversi tentativi per gestire il volontariato di Protezione Civile, ma i risultati non mi sembrano molto buoni.
Si sa, la Protezione Civile fa gola, non tanto per vocazione, ma perché è un facile argomento per bussare alle porte di istituzioni e amministrazioni.
Il problema di fondo é che il radioamatore non è un volontario e la nostra associazione non é di volontariato. Ho già avuto modo di ribadirlo. La vocazione del radioamatore è la radio e la tecnica - tecnologia ad essa connessa.
Questo non vuol dire che diversi radioamatori non siano validi volontari.
Il primo scoglio di questa situazione é il nostro statuto, che non è certamente adeguato per presentarsi, a livello locale, regionale o nazionale, alle porte dei nostri governanti o alle organizzazioni che gestiscono il volontariato di PC.
Il nostro statuto non contempla il volontariato. La nostra organizzazione é gerarchica incentrata sul nazionale, mentre la PC è organizzata a livello regionale e comunale, per dirne alcune.
Ci sono stati diversi tentativi, alcuni interessanti, ma non del tutto soddisfacenti.
Il Comitato Regionale Emilia Romagna, negli scorsi anni, ha stretto accordi con la Regione per una collaborazione nella gestione delle sale radio regionali, non tanto quanto associazione di volontari, quanto piuttosto come tecnici competenti. Del resto i radioamatori non servono alle istituzioni, le nostre frequenze sono poco utilizzate nella PC. Servono persone capaci di far funzionare le strutture di comunicazione in caso di emergenza. I radioamatori sono certamente tecnici capaci, almeno la maggior parte di noi. Credo, però, che il CRER fatichi a gestire la convenzione con la Regione per mancanza di 'manovalanza'. Qui riemerge il radioamatore che non è un volontario. Manca la vocazione e la convinzione.
Alcune sezioni hanno fatto uno statuto ad hoc e hanno iscritto tutti i soci alle liste di volontariato, ma anche questo non produce risultati effettivi. Permette si di presentarti al Comune e chiedere una sede, ma al momento del bisogno quanti sono gli OM disponibili ed effettivamente inquadrati nel volontariato?
Ci sono state proposte di creare una struttura di ARI-RE con una certa autonomia, con un proprio statuto, magari organizzata regionalmente. Può essere una idea, ma come si inquadra questa organizzazione con lo statuto nazionale e come si rapporta con le sezioni? E perché un ARI-RE può avere un proprio statuto e le sezioni no? Con una simile soluzione prevedo una difficile convivenza.
Ritengo valida l'dea di un rinnovato statuto nazionale in forma federativa, che preveda associazioni periferiche con una ampia autonomia statutaria, economica ed organizzativa, ma con uno scopo e una visione comune che è la radio. Sarebbe una rivoluzione, se fatta bene una soluzione.
Resta per ultimo un problema. Se la PC è vista e usata come grimaldello per avere riconoscimento e, perché no, sponsorizzazioni, dalle nostre istituzioni, come fanno i radioamatori 'puri' che si interessano solo di radio a farsi vedere e valere?
E' semplice, almeno sulla carta, occorre darsi da fare. Se la nostra attività è tecnico - culturale, occorre agire sul territorio coinvolgendo chi si occupa di questioni tecnico culturali, in primo le scuole, i ragazzi, che sono anche il nostro bacino di possibili radioamatori e altre associazioni a noi affine.
Ma per questo bisogna darsi da fare, molto e non bastano i record in microonde, i contest e le chiacchiere da sezione.
Ed ecco, alla fine, il mio quesito. Il futuro CDN come intende operare? Che idee ha?
Commenti
UN QUESITO E UNA DIFFICILE RISPOSTA
Dopo aver letto l'articolo di Fabrizio, come sempre lucido nella sua esposizione e completo sulla problematica dell'essere radioamatori "puri" e radioamatori "volontari di P.C.", ritengo che la risoluzione non sarà semplice se il neo eletto CDN non si farà carico seriamente della modifica dello Statuto nazionale ARI in senso federativo delle Sezioni all'interno delle quali possano esistere anche gruppi di radioamatori che vogliano prestare la loro opera nel campo del "volontariato di P.C.".
Se il CDN non procederà in tal senso, l'ARI con le sue Sezioni resterà nei confronti delle istituzioni nazionali, regionali e locali nel limbo di quelle associazioni che non sanno nè di "carne" nè di "pesce".
Occorre perciò da parte del CDN un grande lavoro di cambiamento istituzionale ed un forte impegno di tutti anche nel "volontariato di P.C." una volta modificato lo Statuto nazionale.
Vedremo cosa il neo eletto CDN saprà fare in tal senso. La speranza rimane sempre l'ultima dea.
Cordiali 73.
Ercole I4ERS
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